Simone De Beauvoir su Stendhal e sulle sue eroine:
"Queste donne, molto semplicemente, sono vive; sanno che la fonte dei valori autentici non è nelle cose esteriori, ma nei cuori: e ciò crea il fascino del mondo che abitano: ne scacciano la noia per il puro fatto che vi sono presenti con i loro sogni, i loro desideri, le loro gioie, le loro emozioni, le loro invenzioni. La Sanseverina, questo <<spirito attivo>>, teme la noia più della morte. Languire nella noia, dice, <<significa impedirsi di morire, non vivere>>; è << sempre appassionata da qualche cosa, sempre attiva, e anche allegra>>. Incoscienti, puerili o profonde, gaie o gravi, audaci o segrete, rifiutano tutto il greve sonno in cui sprofonda l'umanità. E queste donne che hanno saputo difendere la loro libertà, quando incontrano un oggetto degno di loro possono giungere attraverso la passione fino all'eroismo; la loro forza d'animo, la loro energia esprimono la selvaggia purezza di un totale abbandono".
Come Clelia Conti, che "... sembra sempre distante <<o per disprezzo di ciò che la circonda, o per rimpianto di qualche lontana chimera>>", o Mme De Renal, che "...è senza ipocrisia; ha conservato un cuore generoso, capace di emozioni violente, ha il gusto della felicità; dall'esterno si avverte appena il calore di questo fuoco che cova in lei, ma basta un soffio perché arda tutta".
Conosco molte donne così. Le più vere, le più libere.