venerdì 9 agosto 2013

Il tempo perenne del viaggio



Quando ero piccola immaginavo l'estate come un tempo lungo e dilatato, caldo e indolente, il tempo della non scuola, delle vacanze, delle giornate intere da trascorrere coi genitori.


Quando sono diventata grande ho iniziato a pensare l'estate come il tempo del viaggio, non più lungo e dilitato, sicuramente meno indolente e molto breve. L'estate era il viaggio e la sua preparazione. Un viaggio lungo per lidi lontani ha sempre  bisogno di essere pensato e preparato, il viandante ha bisogno di pensarsi e predisporre la sua mente a raccogliere immagini, odori, sapori, sensazioni di cui fare scorta per quando dovrà affrontare giorni difficili. 


Ora inizio a pensare che il viaggio è sempre. Non è l'estate, è di nuovo un tempo lungo e dilatato, è un tempo perenne e l'indolenza dipende solo da noi.

Mi piace chiudere con una frase di Claudio Magris:  

"il viaggio più affascinante è un ritorno, un’odissea, e i luoghi del percorso consueto, i microcosmi quotidiani attraversati da tanti anni, sono una sfida ulissiaca".